Installation from USB-IT

Da PoliArch.

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Introduzione

Tramite PoliArch è possibile avviare il setup per installare il sistema su disco rigido, per iniziare il setup bisogna disporre di un dispositivo con il sistema PoliArch a bordo, a tal proposito vedere:

Nota

Installazione

Per prima cosa bisogna avviare l'AIF (Arch Installation Framework):

# /arch/setup

Selezionare la sorgente

Come primo si deve scegliere il repository da dove installare Arch Linux. Se è disponibile una connessione veloce a internet si potrebbe preferire abilitare un mirror in rete per essere sicuri di ottenere gli ultimi pacchetti invece di utilizzare il CD, o contenuto dell'immagine USB, potenzialmente obsoleto . Se si dispone di un'immagine Netinstall la NET installation sarà l'unica scelta possibile ;-). È inoltre possibile montare i propri repository nella struttura di filesystem manualmente. Se si utilizza una immagine Core e non dispone di una connessione internet veloce, probabilmente avrete bisogno di utilizzare l'archivio di base incluso, a meno che non sia molto vecchio. L'unico requisito è di selezionare un repository centrale. È possibile combinare repository locali e remoti, ma solo se si sa cosa si sta facendo. (combinazione di un archivio Core più vecchio con i nuovi pacchetti da un mirror di rete si tradurrà in pacchetti corrotti)

Optionale: solo quando si utilizza il mirror di rete
Scegliere il mirror

La voce Choose Mirror permetterà di selezionare il mirror preferito per scaricare i pacchetti da installare nel sistema. In generale, una buona scelta è quella di selezionare un mirror vicino a dove si vive (per l'Italia, vista l'assenza di server sul nostro territorio, guardare nella lista dei mirror tedeschi o francesi), in modo da ottenere le velocità migliori. Successivamente, l'installer chiederà se questa scelta debba essere confermata anche per impostare il mirror di default del sistema.

*Nota: * ftp.archlinux.org è limitato a 50 KB/s.

Queste voci di menù saranno disponibili solo se si sceglie l'installazione via FTP. Dopo aver scelto il mirror, si potrà tornare al menù principale.

Impostare un Editor

Consente di impostare un editor di vostra preferenza. Avrete la possibilità di scegliere tra nano e VI (e pico/joe/vim se si installano in una console separata). È possibile saltare questo passaggio, ma vi verrà richiesto nuovamente se necessario.

Configurare l'Orologio

La voce Set Clock permette di configurare l'orologio di sistema e la data. Innanzitutto, sarà necessario specificare se il proprio orologio di sistema debba essere impostato su UTC o su localtime. É preferibile che sia impostato s UTC, ma nel caso vi siano installati anche altri sistemi operativi che non sono in grado di gestire l'orario UTC del BIOS correttamente -come Windows- sarà necessario scegliere localtime. Dopodich´ verrà richiesto di selezionare il proprio continente/nazione (timezone - per l'Italia Europe/Rome), e si potrà impostare la data e l'ora (si può controllare su NTP se la connessione è attiva).

Preparazione del disco rigido

La voce Prepare Hard Drive darà accesso a un sottomenù con due alternative di preparazione del disco (o o dei dischi) che verrà usato per l'installazione, oltre che a un sistema per annullare le scelte fatte in caso di errore.

  • Auto-prepare partizionerà automaticamente (e sovrascriverà completamente) un disco scelto dall'utente, creando un semplice schema di partizionamento con una partizione /boot, una partizione swap, una partizione / e una partiizone /home, lasciando qualche scelta in merito alle dimensioni e ai filesystem da utilizzare.
  • In alternativa, sarà possibile partizionare manualmente uno o più dischi rigidi, oltre a definire sempre manualmente la configuraizone completa delle partiizoni sui dischi. Anche sistemi come lvm e dm_crypt possono essere utilizzati tramite questo metodo.
  • L'ultima scelta, la Rollback feature in pratica annullerà tutte le scelte fatte fino ad ora, permettendo di rifare tutto. Sarete avvisati di tutte le operazioni che verranno annullate.

Note:

  • AIF può fornire assistenza nell'impostazione dei volumi dm_crypt e lvm, ma non (ancora) per quelli softraid.
  • AIF non può ad oggi dare assistenza nella creazione di gruppi di volume da spalmare su diversi volumi fisici (se si avesse bisogno di questo, usare vgcreate).
  • AIF supporta il riuso dei filesystem, ma solo se può trovarne il dispositivo a blocchi. Se si vuole riutilizzare un filesystem su un volume lvm/dm_crypt/softraid, si devono impostare questi volumi manualmente.
Auto-Prepare (autopreparazione)

Scegliendo Auto-Prepare, il disco selezionato verrà diviso automaticamente in quattro partizioni: /boot, swap, root e /home, e per tutte e quattro verranno creati i filesystem. Queste partizioni saranno anche montate nei punti di mount adeguati. Nello specifico, questa opzione creerà:

  • una partizione /boot ext2 da 32 MB
  • una partizione swap da 256 MB
  • una partizione root da 7,5 GB
  • una partizione /home per tutto lo spazio rimanente

Verrà richiesto se si desidera modificare le dimensioni delle prime 3, ma la partizione /home sarà quella che andrà poi a riempire tutto il disco.

AUTO-PREPARE CANCELLERA’ TUTTI I DATI PRESENTI SUL DISCO RIGIDO!

Partizionamento manuale dei dischi rigidi

Tramite questo metodo sarà necessario selezionare il disco che si vuol partizionare, dopodichè automaticamente verrà caricato il programma cfdisk, grazie al quale si potranno modificare dimensioni e numero di partizioni, per poi salvare e confermare la configurazione scelta con [Write] (Scrivi) e [Quit] (Chiudi). Sarà necessario creare almeno una partizione root per poter continuare l’installazione.

Configurazione manuale dei dispositivi a blocchi, dei filesystem e

dei punti di montaggio

In questo menù saranno visualizzate tutte le partizioni riconosciute. A questo punto si possono creare i filesystem. Si dovrebbe fare attenzione a queste considerazioni:

  • Tutto queso è solo un modello; tutte le modifiche fatte non saranno eseguite finchè non completerete la procedura confermando tutto.
  • Non tutti i dispositivi a blocchi supportano tutti i filesystem (e.g. non si può mettere un gruppo di volumi LVM su qualcosa che non sia un volume fisico LVM). L'installer mostrerà automaticamente solo i filesystem utilizzabili per ogni partizione, e nel caso ve ne sia solo uno disponibile selezionerà automaticamente quello.
  • Alcuni filesystem implicano la creazione di nuovi dispositivi a blocchi. È il caso dei volumi dm_crypt e lvm. Appariranno nel modello e si potrà scegliere anche per essi il tipo di filesystem da utilizzare.
  • Quando verrà richiesto se utilizzare le opzioni (non obbligatorie) da passare a mkfs, gli argomenti devono essere aggiunti esattamente come quando si utilizza direttamente il comando. Ad esempio, per disablilitare il journaling sui filesystems ext:
    • non scrivete: ^has_journal
    • ma piuttosto: -O ^has_journal
  • Utilizzare 'dev' è il modo più semplice per riferirsi ai propri dischi nei file di configurazione, come fstab e il menu.lst di grub (file di dispositivo semplici). Aggiornamenti del kernel possono provocare la ri-nominazione dei dispositivi, che comporta dei problemi. 'uuid' è un hassle-free (anche se un po' brutto), ed una maniera solida per riferirsi ai dischi, 'label' userà l'etichetta dei filesystem - che è possibile scegliere - e tornerà ad usare 'dev' se necessario.

Una volta completata la configurazion del filesystem, per proseguire selezionare il pulsante 'Done'. A questo punto verrà eseguito un controllo che avviserà di eventuali errori critici (come l'assenza di una partizione root ad esempio) e farà altre segnalazioni meno importanti, che si possono anche ignorare (come l'assenza di partizioni swap). Se si riscontrano errori si può tornare indietro per sistemare questi problemi, altrimenti si continua fino a quando sarà tutto configurato come richiesto.

Per esempio, se si vuol creare un sistema che sfrutti LVM sopra dm_crypt, si dovrebbe:

  • assicurarsi di avere due partizioni, una piccola per un avvio non criptato (circa 100M), e una per il resto del sistema criptato (si possono creare tramite il partizionamento manuale - "Manually partition hard drives").
  • su /dev/sdX1 creare un filesystem ext2 con punto di montaggio /boot
  • su /dev/sdX2 fare un volume dm_crypt, con etichetta sdX2crypt (o una etichetta di propria scelta)
  • apparirà /dev/mapper/sdX2crypt, su cui si dovrà mettere un volume fisico LVM
  • apparirà anche /dev/mapper/sdX2crypt+, cioè la rappresentazione del volume fisico. Su questo di dovrà mettere un gruppo di volumi, con etichetta cryptpool (o altra etichetta a piacere)
  • infine, apparirà /dev/mapper/cryptpool. Su questo gruppo di volumi si possono montare volumi logici multipli. Crearne due:
    • uno da 5G: etichettarlo cryptroot
    • uno da 10G: etichettarlo crypthome
  • appariranno 2 ulteriori volumi:
    • /dev/mapper/cryptpool-cryptroot: su questo dispositivo a blocchi si deve mettere il filesystem root, con punto di montaggio /.
    • /dev/mapper/cryptpool-crypthome è il dispositivo a blocchi sul quale mettere il filesystem con punto di montaggio /home.
  • Se si desidera uno spazio di swap, creare un volume logico per la swap, sopra il quale ci si deve mettere un volume di swap.
  • Questo è tutto! Selezionando 'done' verrà elaborato il modello e creato tutto il setup dei dischi come è stato progettato. L'utilità di questo procedimento sta nel fatto che si puà iniziare con
    volumi di dimensioni relativamente ridotte, e se in futuro dovesse servire ulteriore spazio si può ingrandire il volume logico e il relativo filesystem.
Rollback

La funzione rollback farà tutto il necessario per ritornare alla situazione precedente ai cambiamenti che avete fatto manualmente nella parte Impostazione manuale dei filesystem e dei punti di montaggio o a quelli fatti dall' Auto Prepare, in modo da rifare tutto dall'inizio.

Quello che si può fare:

  • smontare i filesystem dal sistema che verrà installato
  • distruggere eventuali volumi LVM e dm_crypt.

Quello che non si può fare:

  • ripristinare il partizionamento precedente
  • rimuovere filesystem semplici come gli ext3, xfs, swap e simili.

La ragione di ciò è molto semplice: vanno annullati i passi che possano compromettere eventuali preparazioni successive dei dischi.

Selezionare i pacchetti

"Select Packages" permetterà di selezionare i pacchetti che si desiderano installare dal CD, da USB oppure dal mirror NET. In primo luogo, viene chiesto di selezionare un pacchetto per il bootloader (il bootloader sarà configurato più tardi nella fase "Installare un Bootloader"). Dopo questo, è possibile selezionare interi gruppi contenenti i pacchetti che interessano, e quindi perfezionare la scelta selezionando o deselezionando i pacchetti usando la barra spaziatrice della tastiera. Si raccomanda l'installazione di tutti i pacchetti della categoria "base" e nient'altro a questo punto dell'installazione. L'unica eccezione riguarda i pacchetti necessari per configurare la connessione internet.

Una volta selezionati i pacchetti necessari, uscire dalla schermata della selezione e proseguire con il passo successivo.

Installare i pacchetti

La voce "Install Packages" installerà il sistema base e tutti i pacchetti selezionati (risolvendone le dipendenze) sul disco rigido.

Configurare il sistema

  • preconfigura automaticamente alcuni file di configurazione (ad esempio menu. lst di grub, gli HOOK di mkinitcpio.conf, le impostazioni per la mappatura della tastiera in rc.conf, i mirror di pacman, ecc.)
  • preconfigura alcuni file dopo l'intervento dell'utente (ad esempio le impostazioni di rete)
  • permette di cambiare manualmente importanti file di configurazione per il sistema finale.
  • permette di scegliere la password di root per il sistema finale
  • eseguire automaticamente alcuni strumenti che utilizzano la configurazione aggiornata (locales, mkinitcpio, impostare l'orologio, etc)

File di configurazione

Questi sono i file di configurazione fondamentali per Arch Linux. Se si ha bisogno di assistenza nella configurazione di un servizio specifico, si legga la pagina man del servizio stesso o si faccia riferimento a una qualsiasi documentazione online. In molti casi, il Wiki di Arch Linux e il forum della comunità costituiscono un'ottima fonte.

  • /etc/rc.conf
  • /etc/fstab
  • /etc/mkinitcpio.conf
  • /etc/modprobe.d/modprobe.conf
  • /etc/resolv.conf
  • /etc/hosts
  • /etc/locale.gen
  • /etc/pacman.d/mirrorlist
  • /etc/pacman.conf
  • /etc/crypttab

/etc/rc.conf

Questo è il file di configurazione principale di Arch Linux. Permette di impostare la tastiera, il fuso orario, il nome dell'host, la rete, i demoni da eseguire all'avvio e i moduli da caricare all'avvio, i profili e molto di più.

LOCALE: Questo imposta la lingua del sistema, che verrà utilizzata da tutte le applicazioni che fanno uso della specifica i18n-. Vedere inoltre locale.gen più sotto per le opzioni disponibili. Il default è ovviamente impostato sull'Inglese

HARDWARECLOCK: Mettere UTC se l'orologio di sistema del BIOS è impostato su UTC, oppure localtime se l'orologio di sistema è impostato sull'ora locale. Se si ha un sistema operativo che non può gestire l'ora UTC del BIOS (come Windows), scegliere localtime, mentre in caso contrario UTC è preferibile, poich´ cambierà automaticamente l'ora solare\legale oltre ad avere qualche altro aspetto positivo.

USEDIRECTISA: Se impostato a "yes" dirà al hwclock di usare specifiche istruzioni I/O per accedere all'orologio hardware. Altrimenti hwclock tenterà di usare il dispositivo /dev/rtc che riterrà essere governato dal driver del dispositivo rtc. Quest'impostazione, di base "no", va bene per le persone che non usano una macchina ISA.

TIMEZONE: Specifica il fuso orario. Le opzioni possibili sono i percorsi relativi a un file di fuso orario presente nella cartella /usr/share/zoneinfo. Per esempio, il fuso orario per la Germania sarà 'Europe/Berlin', che fa riferimento al file /usr/share/zoneinfo/Europe/Berlin. Se non si conosce il nome esatto del file del fuso orario di appartenenza, si può impostarlo in un altro momento.

KEYMAP: Definisce la mappa dei tasti da caricare col programma loadkeys all'avvio del sistema. Possibili mappe di tasti si trovano in /usr/share/kbd/ keymaps. Si consideri che questa configurazione è valida solo nell'ambiente TTY, non per i window manager grafici o per X! L'impostazione di default è per la tastiera americana.

CONSOLEFONT: Definisce il font da utilizzare per la console, che verrà caricato all'avvio con il comando setfont. Possibili font da utilizzare si trovano in /usr/share/kbd/consolefonts.

CONSOLEMAP: Definisce la mappa dei caratteri per la console da caricare con il programma setfont all'avvio. Le mappe possibili si trovano in /usr/share/kbd/consoletrans. Impostare una mappa adatta al proprio locale (8859-1 per Latin1, per esempio) se è stato definito un locale utf8, e si usano programmi che generano output a 8-bit. Se si utilizza X per il lavoro di tutti i giorni si può anche ignorare questa configurazione, visto che influisce solo sull'output dei programmi GNU\Linux da console.

USECOLOR: Abilita (o disabilita) i messaggi di stato colorati durante la fase di inizializzazione del sistema.

MOD_AUTOLOAD: Se impostato su "yes", udev sarà abilitato a caricare automaticamente i moduli appropriati durante l'inizializzazione. Se è impostato su "no" non lo farà.

MODULES: In questa sezione si possono elencare i nomi dei moduli che si vogliono caricare all'avvio, senza doverli legare a un particolare dispositivo hardware come nel file modprobe.conf. È sufficiente aggiungere il nome del modulo qui, e inserire le eventuali opzioni nel file modprobe.conf. Apponendo un punto esclamativo ('!') davanti al nome del modulo si eviterà che venga caricato.

USELVM: Imposta "yes" per eseguire un vgchange durante il sysinit, attivando così qualsiasi gruppo LVM.

HOSTNAME: Indicare qui il nome di host della macchina, senza la parte del dominio. Questo nome è a totale scelta dell'utente, sempre che si limiti a lettere, numeri e pochi altri caratteri speciali come il trattino.

INTERFACES: Definire qui le impostazioni delle interfacce di rete. Le righe di default e i commenti inclusi sono abbastanza autoesplicativi. Se si usa il DHCP, 'eth0="dhcp"' dovrebbe funzionare. Se invece non lo si utilizza, si tenga a mente che il valore della variabile (il cui nome deve essere uguale al nome del dispositivo di rete che si intende configurare) sarà uguale alla lista di opzioni che si dovrebbe accodare al comando ifconfig se si dovesse configurare il dispositivo manualmente nella shell.

ROUTES: Vengono definiti qui gli instradamenti statici della rete con un nome arbitrario. Per avere un'idea si veda l'esempio per un gateway predefinito. Fondamentalmente la parte tra apici è identica quello che si passerebbe a un comando add di route dato manualmente, quindi è consigliabile una lettura alla pagina man di route, o semplicemente lasciare vuota questa voce.

[/index.php/Network_Profiles NET_PROFILES]: Abilita specifici profili di rete all'avvio. I profili di rete forniscono una vantaggiosa via per la gestione di configurazioni di rete multiple, e sono pensate per sostituire la configurazione standard INTERFACES/ROUTES che è ancora consigliata per sistemi con una sola configurazione di rete. Se il computer farà parte di varie reti in momenti diversi (ad esempio un portatile), si consiglia di dare uno sguardo alla cartella /etc/network-profiles/ per impostare qualche profilo. Nella cartella c'è un file modello che può essere usato per creare nuovi profili. In questo caso serve il pacchetto netcfg.

DAEMONS: Questo array è semplicemente una lista dei nomi degli script contenuti in /etc/rc.d/ che si ritiene debbano essere eseguiti durante il processo di avvio. Se il nome di uno script è preceduto da un punto esclamativo (!), non sarà eseguito. Se uno script è preceduto dalla simbolo della chiocciola (@), sarà eseguito in background, ovvero la sequenza d'avvio non attenderà il completamento prima di continuare. Solitamente non è necessario cambiare i valori predefiniti per avere un sistema funzionante, ma si dovrà modificare questo array nel caso che siano installati servizi di sistema come sshd, e si voglia farli partire automaticamente all'avvio.

/etc/fstab

Le impostazioni relative ai filesystem e ai punti di montaggio sono inserite in questo file. L'installer dovrebbe aver già creato le voci necessarie. Assicurarsi che siano complete e corrette.

/etc/mkinitcpio.conf

Questo file permette di perfezionare l'iniziale ramdisk per il sistema. Il ramdisk è un'immagine compressa letta dal kernel durante la fase di avvio. Il suo scopo è di caricare il sistema fino all'accesso nel filesystem di root. Questo significa che deve caricare tutti i moduli necessari a individuare cose come unità IDE, SCSI, o SATA (oppure USB/FW se si avvia da unità USB/FW). Una volta che il ramdisk ha caricato i moduli corretti, sia manualmente che tramite udev, il controllo passa al sistema Arch e la fase di avvio continua. Per questo motivo, il ramdisk deve contenere solamente i moduli necessari ad accedere al filesystem root. Non serve che contenga moduli che non verranno mai usai. La maggior parte dei moduli usati quotidianamente difatti sarà caricata da udev successivamente, durante il processo init.

Di default, mkinitcpio.conf è configurato per caricare tutti i moduli per sistemi IDE,SCSI o SATA attraverso i cosidetti HOOK. L'installer dovrebbe inoltre aver inserito hook come crypt, lvm, keymap e usbinput se necessario. Ciò significa che l'initrd predefinito dovrebbe funzionare in tutti i casi. È possibile modificare mkinitcpio.conf e rimuovere gli HOOK di sottosistema (per es. IDE;SCSI; RAID;USB ecc) che non servono. Si può andare anche oltre nella personalizzazione specificando i moduli esatti che servono nell'array MODULES rimuovendo quindi ulteriori hook, ma occorre procedere con molta cautela.

Se si usa RAID nel filesystem di root, si dovranno configurare le specifiche RAID che si trovano alla fine. Si vedano le pagine wiki relative a RAID e mkinitcpio per ulteriori informazioni. Se non si usa una tastiera americana si dovrebbe anche aggiungere l'hook chiamato 'keymap', oltrechè l'hook 'usbinput' se si usa una tastiera collegata tramite USB.

/etc/modprobe.d/modprobe.conf

Questo parametro fornisce indicazioni al kernel su quali moduli caricare per i dispositivi di sistema, e quali opzioni applicarvi. Ad esempio, per far si che il kernel carichi il modulo ethernet per Realtek 8139 quando avvia la rete (ad es. quando prova a configurare eth0), usare queste linee:

 alias eth0 8139too

La maggior parte delle persone non hanno necessità di modificare questo file.

/etc/resolv.conf

Utilizzare questo file per configurare manualmente il nameserver (o i nameserver) preferito. Di base dovrebbe apparire così:

 search domain.tld

 nameserver 192.168.0.1

 nameserver 192.168.0.2

Sostituire domain.tld e l'indirizzo ip con i propri parametri. Il c.d. dominio di ricerca indica il dominio predefinito che viene aggiunto ai nomi di host non definiti. Impostandolo, un ping myhost diverrà in realtà un ping myhost.domain.tld con i valori sopra specificati. Questi parametri non sono tuttavia molto importanti e la maggior parte delle persone dovrebbe lasciarli così come sono. Se si usa DHCP, questo file verrà modificato con i parametri corretti automaticamente quando si stabilisce la connessione, quindi si può ignorare tranquillamente questo file.

/etc/hosts

In questo file vengono definite le associazioni tra i nomi di host e gli indirizzi ip dei computer nella rete. Se un nome di host non è riconosciuto dal proprio DNS, si può aggiungerlo qui per permetterne la corretta risoluzione, o per sovrascrivere le risposte del DNS. Normalmente non si ha bisogno di modificare nulla, ma è sempre meglio aggiungere il nome di host e il nome di host+dominio della macchina locale per risolvere l'IP dell'interfaccia di rete. Altrimenti alcuni servizi, come ad esempio postfix, fallirebbero. Se si è sicuri è meglio lasciare il file così com'è e finch´ non ci si è documentati con man hosts.

/etc/locale.gen

Questo file contiene una lista dei locale supportati e dei set di caratteri disponibili. Quando si sceglie un LOCALE nel file /etc/rc.conf o quando si avvia un programma, viene richiesto di decommentare il locale corrispondente in questo file, in modo tale da creare una versione “compilata” disponibile al sistema; col il comando locale-gen da root vengono generati tutti i locale ecommentati e inseriti poi al loro posto. Si dovrebbero decommentare tutti i locale che si intendono usare.

Durante il processo d'installazione non c'è bisogno di eseguire locale-gen manualmente; verrà fatto automaticamente dopo il salvataggio delle modifiche a questo file. Di default, sono abilitati tutti i locale in linea con le impostazioni LOCALE del file rc.conf. Per usare senza difficoltà il sistema si dovrebbe decommentare, in questo file, almeno il locale utilizzato in rc.conf.

/etc/pacman.d/mirrorlist

Questo file contiene una lista di server dai quali pacman scaricherà i pacchetti dei repository ufficiali Arch Linux. I server verranno interrogati nell'ordine in cui sono elencati. La macro $repo viene espansa automaticamente da pacman a seconda del repository (core, extra, community o testing).

Se si sta effettuan do un'installazione FTP, il mirror utilizzato per scaricare i pacchetti verrà aggiunto in cima alla lista, in modo tale da essere usato come server di default nel nuovo sistema Arch Linux.

/etc/pacman.conf

Qui possono essere specificati i parametri di pacman, come i repository da utilizzare.

/etc/crypttab

Se si utilizza la crittografia su un dispositivo che non viene utilizzato per la vostra root, (e quindi non è abilitato dall'Hook encrypt in mkinitcpio.conf), è necessario configurare il volume in questo file.

Impostare la password di root

A questo punto si deve scegliere la password di root per il sistema. Scegli la password con cura, preferibilmente usando un insieme di caratteri alfanumerici e speciali, dal momento che questa password permetterà di modificare le parti più critiche del sistema.

Una volta finito di editare i file di configurazione, scegliere Return per tornare al menu principale. Il setup rigenererà il ramdisk iniziale per abilitare i cambiamenti fatti a mkinitcpio.conf.

Installare un Bootloader

'Install Bootloader' installerà e vi aiuterà a configurare il bootloader che è stato selezionato nella sezione "Selezionare i pacchetti".

Un editor si aprirà, permettendovi di modificare il file appropriato di configurazione del bootloader, che l'installatore deve pre-popolato. Si dovrebbe controllare e modificare questo file, se necessario, per ospitare la configurazione di avvio.

/boot/syslinux/syslinux.cfg (Syslinux) Dopo aver controllato la configurazione del bootloader per correttezza, vi verrà chiesto di consentire al programma di installazione do impostare il flag di boot e installare sull'MBR Syslinux.

/boot/grub/menu.lst (Grub) Dopo aver controllato la configurazione del bootloader per correttezza, vi verrà chiesto di inserire il dispositivo dove installare il bootloader. È necessario installare GRUB nel MBR del disco di installazione.

Uscire dall'installazione

Vi verrà mostrato un riepilogo dell'installazione, elencando i passaggi e se eseguiti correttamente o meno. Se tutto è andato bene, uscire dal programma di installazione, digitare reboot dalla riga di comando, rimuovere i supporti di installazione e incrocia le dita!

Procedura d'installazione automatica

Con la procedura di installazione automatica, è possibile fare installazioni automatiche tramite script. Vedere [#Aif_the_installation_tool 2.3 AIF, il programma di installazione]. In /usr/share/aif/examples si troveranno profili di esempio che non hanno bisogno di nessuna modifica o quasi per installare il sistema:

  • generic-install-on-sda in questo file vengono impostate alcune cose che si possono fare durante l'installazione (aggiungere di pacchetti personalizzati, impostare il fuso orario, aggiornare i file di configurazione, ecc).Configura una semplice installazione (con una struttura simile a quella che si ottiene con Auto-prepare) su /dev/sda
  • fancy-install-on-sda molto simile a generic-install-on-sda, ma installa un sistema con supporto a filesystem crittografati (LVM / dm_crypt) su /dev/sda

Si noti che questi file sono semplici file di bash, quindi se si desidera definire per esempio SYNC_URL, questo deve essere racchiuso tra apici singoli per evitare che bash espanda $repo

Richiamare come aif -p automatic -c /percorso/del/file/di/configurazione. Ovviamente, non si deve dimenticare di modificare i nomi dei dischi rigidi a meno che non si voglia usare /dev/sda.

Sintassi del file di configurazione

I file di configurazione saranno interpretati dalla shell bash, quindi devono contenere codice bash valido.

PARTITIONS: Permette di definire le partizioni del proprio disco rigido, separate da spazi.

  • prima viene il file del dispositivo per il disco rigido
  • quindi per ogni partizione che si desidera: dimensione in MiB (o '*' per tutto lo spazio restante), il tipo di filesystem e, facoltativamente, un '+' per selezionare il flag avviabile separate dai due punti (':')

BLOCKDATA: In questa variabile multiriga si può stabilire come ciascuna partizione dovrebbe essere usata. Studiare gli esempi per vedere come funziona.

Personalizzare l'installazione

È inoltre possibile personalizzare l'installazione, scrivendo nuove procedure (possibilmente derivate da quelle attuali) o file di configurazione per le procedure che lo supportano (p.es. automatico). Si hanno le librerie AIF a disposizione e si possono creare nuove librerie (si veda /usr/lib/aif). Questo è in costante evoluzione. Consultare il file README di AIF per maggiori informazioni.

Il nuovo sistema

Se tutto è andato a buon fine, si può riavviare il sistema (assicurandosi che non si avvii di nuovo dallo stesso disco USB o dal CD-ROM).

Nel "early userspace" (la parte che viene immediatamente dopo il bootloader) vengono eseguiti gli hook (definiti in mkinitcpio.conf) necessari per ottenere il filesystem root. Se si utilizza lvm, verrà eseguito l'hook lvm. Se si usa la crittografia, verrà eseguito sia l'hook keymap che l'hook encrypt in modo che si possa inserire la password per decrittare il volume.

Quando il sistema sarà avviato sarà possibile autenticarsi come root, senza alcuna password, ma nella procedura interattiva è possibile impostarne una.

Ulteriori Informazioni

Gestione dei pacchetti

Pacman è un gestore di pacchetti che tiene traccia di tutto il software installato sul sistema. Risolve automaticamente le dipendenze e usa archivi in formato .tar.gz standard per tutti i pacchetti. Di seguito vengono spiegate alcune operazioni ordinarie che si potrebbe aver bisogno di utilizzare durante l'installazione, con i loro rispettivi comandi. Per una spiegazione più approfondita delle opzioni di pacman, leggere la sua pagina di manuale o consultare il wiki di Arch Linux Wiki.

Operazioni ordinarie:

  • Aggiornamento della lista dei pacchetti

    # pacman --sync --refresh
    
    # pacman -Sy
    

Recupera un nuovo elenco dei pacchetti dai repository definiti nel file /etc/pacman.conf e lo decomprime nel database locale.

  • Cercare un pacchetto nei repository

    # pacman --sync --search <regexp>
    
    # pacman -Ss <regexp>
    

Cerca ogni pacchetto all'interno dei database remoti il cui nome o descrizione corrispondono con regexp.

  • Mostrare informazioni di un pacchetto dal database del repository

    # pacman --sync --info foo
    
    # pacman -Si foo
    

Mostra le informazioni dal database dei pacchetti sul pacchetto foo (dimensioni, data di costruzione, dipendenze, conflitti, ecc)

  • Aggiungere un pacchetto dal database dei pacchetti

    # pacman --sync foo
    
    # pacman -S foo
    

Recuperare e installare il pacchetto foo, completo di tutte le dipendenze che richiede. Prima di utilizzare qualsiasi opzione di sincronizzazione, assicurarsi di aver aggiornato la lista dei pacchetti.

  • Visualizzare tutti i pacchetti installati

    # pacman --query
    
    # pacman -Q
    

Elenca tutti i pacchetti installati nel sistema.

  • Controllare se un pacchetto è installato

    # pacman --query foo
    
    # pacman -Q foo
    

Questo comando visualizzerà il nome e la versione del pacchetto foo solo se questo è installato nel sistema.

  • Mostrare informazioni su un pacchetto specifico

    # pacman --query --info foo
    
    # pacman -Qi foo
    

Mostra informazioni sul pacchetto installato foo (dimensione, data di installazione, data di costruzione, dipendenze, conflitti, ecc.)

  • Mostrare la lista dei file contenuti in un pacchetto

    # pacman --query --list foo
    
    # pacman -Ql foo
    

Elenca tutti i file appartenenti al pacchetto foo.

  • Trovare a quale pacchetto appartenga uno specifico file

    # pacman --query --owns /percorso/del/file
    
    # pacman -Qo /percorso/del/file
    


    Questo comando mostra il nome e la versione del pacchetto che contiene il file passato come parametro con il percorso completo.

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